L’uomo che fermò l’apocalisse, Roberto Giacobbo. Trama e recensione

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L’uomo che fermò l’apocalisse è un saggio di Roberto Giacobbo che parla di uno di quei momenti della storia che sono dei veri e propri punti critici, in cui le decisioni e le azioni di una singola persona hanno sostanzialmente deciso le sorti dell’umanità.
Se la cosa può suonare normale nel caso in cui parliamo di capi di stato o leader politici, la cosa è molto più strana se parliamo di persone molto più in basso nella scala gerarchica, e nel caso specifico del tenente colonnello dell’Armata Rossa Stanislav Evgrafovič Petrov.

Stanislav Petrov è l’uomo che ha fermato l’apocalisse

Era il 1983, in Unione Sovietica, nel pieno della Guerra Fredda e delle sue tensioni. A quel tempo la guerra nucleare non era semplicemente un argomento usato come spunto per la trama di un film o di un libro di spionaggio, ma una possibilità concreta. Era una possibilità che tutti temevano, ma che allo stesso tempo le armi atomiche erano usate da entrambi i lati della Cortina di Ferro come strumento di deterrenza. In migliaia di silos americani e sovietici vi erano (e in parte ci sono ancora) migliaia di missili termonucleari pronti ad essere lanciati per annientare il nemico nella speranza di impedirgli di fare altrettanto, anche al costo di mettere a repentaglio la vita sul pianeta Terra.

In questo contesto di estrema tensione migliaia di militari di entrambi gli schieramenti erano costantemente impegnati a monitorare l’intero globo alla ricerca dei segnali di un possibile attacco e avere la possibilità di reagire in tempo utile. Tra questi vi era anche il tenente colonnello Stanislav Petrov, posto a comandare il centro di monitoraggio che raccoglieva i dati da una sofisticata rete composta da diversi satelliti artificiali.

La notte del 26 Settembre 1983 Petrov era in servizio, in sostituzione di un collega, quando i computer segnalarono la partenza di 5 missili dagli USA. Un fatto strano per il tenente colonnello, che di formazione era analista e quindi con una mentalità critica nei confronti dei dati a disposizione. Se gli Stati Uniti avessero deciso di attaccare l’Unione Sovietica, perché lanciare solo 5 missili, che avrebbero potuto fare milioni di morti, ma che non avrebbero assolutamente annullato la possibilità di una rappresaglia atomica?

Nei minuti che seguirono Stanislav Petrov, secondo il protocollo, avrebbe dovuto informare i suoi superiori, che a loro volta avrebbero immediatamente dato l’ordine di contrattaccare dando il via all’olocausto nucleare. Ma il tenente colonnello decise di non avvertire nessuno, preferendo rischiare la vita di milioni di cittadini sovietici in cambio del destino di tutta l’umanità. E dopo un’attesa snervante scoprì di avere ragione.

Roberto Giacobbo lo è andato a trovare nella periferia di Mosca

Presentazione de L'uomo che fermò l'apocalisse

Al Salone del Libro di Torino, il 13 Maggio 2017, il vicedirettore di Rai2, Roberto Giacobbo, ha presentato L’uomo che fermò l’apocalisse, il suo libro-documentario, che racconta la vicenda di Stanislav Petrov. Una storia sorprendente, sconosciuta ai più, che racconta di una di quelle persone che hanno avuto un ruolo storico che è andato molto al di là del loro ruolo sociale.

Il libro, scritto in collaborazione con Valeria Botta, racconta la vicenda su tre livelli.

Io al firma copie con Roberto Giacobbo

Il primo livello è il contesto storico, fatto di complesse relazioni diplomatiche tra capi di Stato e di incidenti militari, eventi e situazioni che al giorno d’oggi facciamo fatica a comprendere perché non era semplicemente in gioco una vittoria militare o la disfatta di uno stato, ma il destino stesso dell’umanità. E Giacobbo descrive appunto questo contesto proprio per poter calare il lettore nella situazione e fargli comprendere le motivazioni di certe scelte.

Il secondo livello è quello della vicenda del 1983, così come ci è stato riportata dal tenente colonnello Petrov. Si tratta di un racconto che non può avere conferme ufficiali perché anche se l’Armata Rossa non esiste più si tratta comunque del racconto di come un sistema elettronico militare ritenuto all’avanguardia e messo a vigilare su una questione di fondamentale importanza fosse sostanzialmente inaffidabile. È chiaro che un fatto del genere non verrà mai ammesso ufficialmente.

Stanislaw Petrow, 2016. Fonte: Wikipedia

Il terzo livello è quello umano di Stanislav Petrov, che malgrado quello che fece per la salvezza dell’umanità, non ne ebbe onori o riconoscimenti in patria, ma fu praticamente punito per subordinazione per non aver avvisato i suoi superiori. L’avesse fatto non esisteremmo più, non avendolo fatto è stato licenziato dall’esercito con una pensione che non gli ha consentito di vivere in maniera dignitosa, arrivando a nutrirsi di radici per sopravvivere.
Non è stato processato e condannato, ma relegato ai livelli più bassi della società, dove il tenente colonnello non ha comunque perso la sua compostezza militare e la sua reticenza a parlare di un fatto accaduto 35 anni fa di cui non doveva parlare con nessuno.

Lo staff di Roberto Giacobbo ha così dovuto faticare per entrare in contatto con lui e conquistare la sua fiducia per riuscire ad ottenere l’intervista contenuta nel libro.

Come ultimo sberleffo del destino Stanislav Evgrafovič Pretrov, che ha tra gli altri ha ricevuto anche il World Citizen Award per la Pace e che Roberto Giacobbo pensava di proporre per il premio Nobel, è morto il 19 Maggio 2017, giusto qualche giorno dopo la presentazione al Salone del Libro. La notizia è giunta ai media italiani solo il 16 Settembre, a dimostrazione del fatto che non sempre c’è corrispondenza tra l’importanza delle azioni e il riconoscimento da parte della società.

L’uomo che fermò l’apocalisse è quindi un libro interessante, appassionato e che si legge con facilità mentre si intrecciano il contesto, il fatto storico e la vicenda personale del protagonista e se ne consiglia la lettura specialmente a chi è appassionato alle vicende di un’epoca che ha tenuto col fiato sospeso tutta l’umanità.

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