La morte non sa leggere, Ruth Rendell

“Eunice Parchman sterminò la famiglia Coverdale perché non sapeva leggere, perché non sapeva scrivere.”

La morte non sa leggere è il titolo del libro scritto da Ruth Rendell, un noir dove è affrontato il tema dell’analfabetismo nella vita di Eunice Parchman, una donna nata alla soglia degli anni ’40 in un miserabile quartiere londinese.
Complice del suo analfabetismo sono gli eventi della guerra, l’aver frequentato sporadicamente la scuola e l’aver incontrato delle insegnanti che mai si sono prese la briga di scoprire le sue lacune e di porvi rimedio.


“A Eunice Parchman però la scuola aveva insegnato una cosa fondamentale: nascondere con mille astuzie e sotterfugi, che non sapeva leggere e scrivere.” come quella volta che fece credere a George Coverdale, il proprietario della casa presso cui Eunice lavorava, di avere problemi alla vista pur di non farsi pagare le lezioni di guida, o quella volta in cui credette di leggere sul poster affisso sulla bacheca in camera del giovane ragazzo una parola contro di lei, che la prendeva in giro per aver fatto cadere un uovo in cucina il giorno prima. Infine, la discussione con il signor Coverdale che le telefonò dal lavoro per chiederle di cercare sulla scrivania del soggiorno alcuni documenti che Eunice avrebbe dovuto inevitabilmente leggere. E per cercare di uscire dalla situazione, poiché i fogli non li aveva trovati, Eunice decise di riagganciare il ricevitore senza congedarsi da George.


Nella mia vita ho conosciuto due donne analfabete e una di queste la conoscevo bene, ma solo dopo aver letto questo libro ho potuto conoscerla a fondo e rispondere alle domande che mi ero posta più volte circa la sua vita.

– Perché con la scolarizzazione delle sue tre figlie non ha mai cercato di imparare a leggere e scrivere insieme a loro?

Probabilmente il fatto di essere nata donna in un ambiente povero e privo di stimoli, come poteva essere un piccolissimo paese degli anni ’40 abbandonato a se stesso, non le ha permesso di sviluppare questo pensiero e di prendere in considerazione la possibilità di un cambiamento.

– Come è possibile che una persona trascorra così tanto tempo della sua vita chiusa in casa senza coltivare relazioni?

Quando ci vergogniamo di qualcosa tendiamo a nasconderci e a evitare di dare spiegazioni e lei rispondeva con una smorfia di diniego, abbassando la testa e girandola di lato mentre la sua bocca si storceva, come quando io ero bambina e qualcuno mi contrariava.
A volte invece, alle domande ingenue e di quelle che si fanno senza pensare, lei rispondeva con il suo “verso” e volgeva lo sguardo verso il basso, poi sorrideva di un sorriso un po’ imbarazzato e aggiungeva qualche timida parola per cercare di giustificare il suo atteggiamento.

L’analfabetismo le procurava senz’altro insicurezza, ma soprattutto non le ha permesso di andare oltre il suo piccolo mondo, di guardare oltre il taccuino sul quale più volte si esercitava a scrivere il suo nome e che nascondeva sul davanzale della finestra nascosto dalle bianche e spesse tende insieme alle persiane sempre chiuse.

Il buio nella mente 

Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert in una scena del film

Dal libro di Ruth Rendell, La morte non sa leggere, il regista francese Claude Chabrol ne ha diretto il film nel 1995: Il buio nella mente (La cérémonie).e alla 52ª Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove il film è stato presentato, le attrici protagoniste Sandrine Bonnaire (Eunice Parchman) e Isabelle Huppert (Joan Smith) sono state premiate per la migliore interpretazione vincendo la coppa Volpi.

Claude Chabrol era un regista che negli anni Novanta aveva al suo attivo numerosi film per la TV e lungometraggi tra cui Il fantasma del cappellaio diretto nel 1982 e tratto da un celebre romando di Georges Simenon. In questo film, a noi spettatori è dato entrare nella vicenda in modo graduale come succede nel film Il buio nella mente dove il personaggio di Eunice Parchman non viene subito allo scoperto.
Nel libro La morte non sa leggere invece, il lettore è subito informato sia dell’omicidio dei Coverdale che del nome e il movente dell’assassina poiché Ruth Rendell ha impostato il libro come fosse una sorta di libro psicologico spiegando le motivazioni che portano Eunice Parchman a comportarsi in una determinata maniera. Chabrol invece non ci svela l’omicidio e sino all’ultimo tiene nascosta la motivazione che spinge la domestica a fuggire dai rapporti umani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *