L’uomo in fuga

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In un futuro distopico, di stampo orwelliano, un uomo apparentemente comune decide di candidarsi ad uno dei giochi televisivi per uscire dalla miseria disperata in cui si trova. Opera “giovanile” di Stephen King, ma firmato con lo pseudonimo di Richard Bachman, è un thriller che fa rimanere incollati alla lettura.

La tri-vu è la televisione del futuro. Obbligatoria in ogni casa e in ogni angolo del paese, è il mezzo con cui il governo tiene sotto controllo l’opinione pubblica e intrattiene le tante persone ridotte in miseria. Di particolare successo sono i concorsi televisivi in cui dei poveri disperati vengono sottoposti a torture psicologiche, o anche fisiche, con la promessa di guadagnare qualche soldo con cui tirare avanti.

Tra le tante persone in povertà c’è anche Ben Richards, un quasi trentenne semi disoccupato, che deve pensare alla sua giovanissima figlia malata. La moglie, per tirare avanti, è costretta a prostituirsi e Ben passa le giornate davanti alla tri-vu, covando nella sua mente l’unico piano che la sua situazione gli permette: partecipare ad uno dei giochi.

Così una mattina decide di mettersi nella chilometrica coda dei disperati, per provare a passare una selezione rigidissima. Alla fine della giornata Ben è riuscito nel suo intento e viene inserito nel gioco “L’uomo in fuga”, il gioco dal premio più ricco, ma anche quello da cui nessuno è mai uscito vivo. Poco male, i soldi guadagnati daranno una vita migliore alla moglie e salveranno sua figlia.

Dan Killian, direttore de “L’uomo in fuga”, lo istruisce su quello che sarà il suo destino. Lo scopo del partecipante al gioco è di sopravvivere per 30 giorni, con la possibilità di viaggiare per tutto il mondo, nel tentativo di sfuggire ai cacciatori che lo inseguiranno. Ma il tutto sarà reso complicato dal fatto che chiunque lo individui e lo segnali ai cacciatori riceverà un compenso, per cui di fatto non potrà fidarsi di nessuno e sarà un ricercato a livello globale. Inoltre è costretto a inviare alla trasmissione due brevi video giornalieri spediti via posta. Killian promette che la spedizione non verrà tracciata, ma Ben ci crede poco.
Ma perché partecipare a questo gioco folle? Perché per ogni ora di fuga Ben riceverà un notevole compenso. In più riceverà un bonus per ogni agente di polizia ucciso. E se dovesse sopravvivere ai 30 giorni il premio finale sarà di un miliardo di dollari.

Così, dopo qualche giorno di ristoro concesso dalla produzione del programma, Ben parte per la sua fuga che lo porterà ad attraversare gli Stati Uniti, ricevendo l’aiuto di alcune persone nella sua stessa condizione, venendo tradito da altre, scoprendo un paese di cui aveva sentito solo parlare, fino all’inevitabile scontro finale con il capo dei cacciatori e al direttore del programma.

L’uomo in fuga, un thriller adrenalinico

Stephen King, nella prefazione, dice di aver scritto il racconto in 72 ore. Altre volte di averlo fatto in una settimana. In ogni caso la scrittura del racconto deve essere stata molto rapida, quasi di getto. La limitata lunghezza permette al romanzo di tenere alta la tensione in ogni momento. Dalla descrizione iniziale della miseria di Ben Richards, al semplice stare in coda in attesa di scoprire quale sarà il suo destino, e poi alla fuga, ogni momento è caratterizzato dalla tensione, resa tale dalla penna dell’illustre autore.

Ma attenzione, il libro non è una passeggiata di salute dato che King ha deciso di inserire dei passaggi piuttosto violenti, fino ad arrivare allo splatter vero e proprio. Le azioni del protagonista sono sempre giustificati dalla sua necessità di sopravvivere per il bene della sua famiglia, anche quelle più efferate. Ben Richards viene comunque presentato come un uomo giusto, che agisce violentemente solo quando è costretto, ma quando lo fa non si fa scrupoli di alcun genere.

Il futuro distopico immaginato da King, posizionato negli anni 20 del XIX secolo, prende sicuramente spunto dalle fantasie orwelliane, con gli schermi della “tri-vu” onnipresenti e l’opinione pubblica indirizzata da un governo oscuro. Ma il romanzo si ferma su questa soglia, andando solo a sfiorare la tematica governativa, concentrandosi invece su come sia la vita di strada in questo contesto. I vari personaggi che Ben incontra sono il risultato di questo condizionamento sociale. C’è chi si oppone, chi ci sguazza, chi ci vive inconsapevole delle sofferenze altrui e chi ha perso la ragione. Un campionario interessante e ben descritto che è facile percepire come verosimile.

Nel 1987 dal romanzo fu tratto un film, L’implacabile, che in realtà è solo vagamente ispirato al libro, con Arnold Schwarzenegger nel ruolo di Ben Richards. La pellicola riprende alcuni elementi del libro, rende la trama ancora più adrenalinica, ma semplifica anche molto le vicende attraverso cui si muove il protagonista. E, soprattutto, ha un finale completamente diverso. Recentemente si è ventilata l’ipotesi di fare una nuova trasposizione, questa volta più aderente alla trama originale, staremo a vedere.

L’uomo in fuga è un romanzo relativamente breve, intenso, forse non particolarmente sofisticato, ma di grande impatto emotivo. Una lettura che sarà di sicuro interesse per gli appassionati del genere.

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