Pulphagus, Lukha B. Kremo. Trama e recensione

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Il problema dello smaltimento dei rifiuti è un tema sempre attuale. Non sappiamo mai dove metterli, se bruciarli, e allo stesso tempo non si riesce a riciclare tutto. E se la soluzione fosse quella di inviare tutta la spazzatura su un pianeta artificiale? Forse la creazione di una discarica orbitante potrebbe rendere la Terra un posto migliore, ma come sarebbe la vita in un posto del genere? Sarebbe possibile? E con quali conseguenze?

Lukha B. Kremo, alias Gianluca Cremoni Baroncini, ha provato ad immaginarlo in Pulphagus, un romanzo fantascientifico, vincitore del premio Urania 2015. Un’avventura in cui si intrecciano storie personali e la forza della natura che, in qualsiasi contesto, alla fine ha sempre la meglio.

Pulphagus, fango dei cieli

Pulphagus è un asteroide portato in orbita terrestre, successivamente svuotato allo scopo di trasformarlo in un’enorme impianto di riciclaggio della materia organica terrestre, un gigantesco stomaco che ingerisce quello che arriva dalla Terra e lo ricicla in un’altra forma. Si tratta quindi di un vero e proprio stabilimento industriale, gestito dalla PulphagusCo, in cui vive e lavora anche un numero limitato di persone con le loro famiglie.

Nel corso del tempo sono due gli elementi che hanno reso Pulphagus un posto davvero particolare.

La prima è che oltre al gruppo di lavoratori è venuta a crearsi una comunità, formata per lo più di ragazzi, che vivono praticamente allo stato brado poiché le leggi sull’asteroide sono poche e tutte atte a difendere solo l’aspetto produttivo dell’azienda.

La seconda è un sofisticato sistema di tassazione delle parole: ogni volta che si pronunciano determinati nomi viene addebitato un certo importo. In questo modo parlare in modo elegante e forbito diventa estremamente costoso ed è quindi un’attività riservata alle persone abbienti. Chi invece si trova ai gradini inferiori della scala sociale è costretto a ripiegare su sinonimi più economici, che sono spesso termini volgari. Lo stesso nome Pulphagus è una parola registrata a dominio pubblico e quindi gli stessi abitanti usano chiamarlo Erewhon.

In questo contesto si svolge la storia di Shevek, giovane figlio di lavoratori di Pulphagus, che ha avuto la possibilità di farsi una vita sulla Terra grazie all’interesse del potente Raskal, ma che dopo tempo torna sull’asteroide alla ricerca dell’amata Mirea. La vicenda è raccontata intrecciando i tanti ricordi del passato di Shevek, fatto di bande e avventure di ragazzi, e del complicato presente, alla ricerca di una felicità perduta e sullo sfondo di una natura ostile.

Pulphagus

Un viaggio attraverso un mondo incredibile

Lukha B. Kremo e io

Ho scoperto Pulphagus durante una presentazione dell’autore Lukha Kremo al MUFANT di Torino,

un’occasione perfetta per riscoprire il fatto che in Italia si continua a scrivere di fantascienza e di farlo anche bene. Per chi non lo sapesse aggiungo che Kremo è un personaggio noto da tempo nel panorama, autore di diverse opere interessanti, e che oltre a fare lo scrittore fa anche l’editore con la sua Kipple Officina Libraria.

Ricordati di fare la differenziata!

Quindi viene subito da dire che vale sicuramente la pena di immergersi nel mondo immaginario di Pulphagus! Il romanzo non è molto lungo, ma è denso di eventi e situazioni che rendono ogni pagina un passo in più in un mondo complesso e sfaccettato che, anche secondo lo stesso autore, sicuramente meriterà una seconda esplorazione, probabilmente dal punto di vista di altri protagonisti.

La vicenda di Shevek, fatta di un passato ingombrante e non del tutto superato e quindi di un presente che vuole chiudere i conti ritrovando l’unica persona a cui tiene veramente, è lo strumento che ci permette di esplorare un mondo incredibile, fatto di pustole avvelenate, muco corrosivo e peli enormi. Ma forse la vera protagonista è la natura di Pulphagus che si ribella al suo stato di semplice strumento in mano a una società di capitali, che trova il suo modo di resistere, svilupparsi e infine ribellarsi, passando dallo stato di vittima passiva a quello di spietato carnefice.

La scrittura di Kremo, scorrevole e che sa trasmettere perfettamente la sporcizia e la corrosione di un mondo fatto di strane leggi, ci accompagna senza difficoltà in questo percorso, raccontandoci di strane abitudini con le parole degli abitanti del posto.
Inevitabilmente durante la lettura sorgono molte curiosità riguardo al contesto più generale in cui si inserisce l’orbita di Pulphagus: cosa è successo sulla Terra? Perché si fa lo sforzo di manda l’umido del pianeta su questo sperduto asteroide? Domande a cui spero che un seguito possa dare una qualche risposta per dare soddisfazione alla curiosità dei lettori.

L’unico aspetto che non mi ha veramente soddisfatto è il finale, forse troppo sbrigativo e che sembra lasciare in sospeso la relazione tra Shevek e Raskal. Forse non è stato detto qualcosa, forse siamo troppo abituati a certi schemi ricorrenti nella narrazione, ma personalmente mi ha lasciato con una sensazione che mancasse qualcosa.
E forse anche l’autore si è accorto che Raskal è un personaggio lasciato troppo da parte, tanto che l’edizione di Urania include anche un interessante racconto breve dedicato proprio a lui.

Detto questo per me Pulphagus è comunque un ottimo romanzo fantascientifico, che racconta di un mondo originale e sorprendente, in cui i personaggi vivono le loro vicende che coinvolgono a dovere il lettore!

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