Come è cambiata la nostra vita con l’utilizzo di internet?
In Internet Addiction Disorder, Marco Perri analizza i nostri nuovi comportamenti e le modalità d’interazione, in continuo evolversi, con le persone che ci circondano.
Nel capitolo del libro dedicato alle ciber-relazioni è riassunta la storia raccolta dalla dottoressa Kimberly Young nel suo libro Caught in the net (2000), in cui si parla di come è cambiata la vita di Sarah e David con l’arrivo del computer in casa.
Sarah e David sono sposati da ventitré anni con due figli. Sarah racconta alla dottoressa Young di come le abitudini di David cambiarono a poco a poco finché non arrivò a cenare davanti al computer e a dormire sempre meno per restare connesso.
La mancanza di riposo per le notti insonni portarono David a un calo della libido.
Leggere Internet Addiction Disorder, mi ha fatto ripensare ai discorsi fatti con alcune amiche che mi raccontavano del loro fidanzato che, pur lavorando in ufficio otto e più ore al computer, quando rientrano a casa proseguono con il lavoro.
Che possa capitare sporadicamente lo si può comprendere, il problema è quando questo atteggiamento lo si ha sempre sacrificando momenti di intimità e mettendo a rischio la propria relazione.
Marco Perri sottopone a un’attenta e accurata valutazione le conseguenze e le possibilità di questo strumento e tutto ciò che comporta un uso scorretto, creando una dipendenza tecnologica come il ciber – sesso, le ciber – relazioni e il sovraccarico d’informazioni a cui siamo sottoposti.
L’autore sostiene che oggi è possibile cadere in una delle trappole più insidiose della rete, ovvero il Sovraccarico Cognitivo (cioè un apporto d’informazioni che supera di gran lunga la capacità di ricezione di un individuo), per cui ci pare di essere dei sub immersi in un mare d’informazioni e di notizie, ma con le bombole d’ossigeno quasi vuote.
A volte può capitare che passando da una scheda all’altra del browser ci si senta come mancasse l’aria!
Altri fenomeni sociali legati alla dipendenza da internet sono argomentati in Internet Addiction Disorder tra cui gli hikikomori, nome che identifica quelle persone che decidono di isolarsi dalla vita sociale.
Lo stile di vita degli hikikomori ricorda quello dei religiosi Anacoreti la cui vita è caratterizzata da un parziale isolamento. Tutto quanto riguarda gli hikikomori si svolge in casa attraverso la connessione ad internet che permette di sopperire ai bisogni relazionali e alle volte anche a quelli finanziari, difatti molti di loro lavorano online.
La cultura hikikomori vive di un suo immaginario molto presente su tutti i media, dalla letteratura giapponese al teatro, nei fumetti e nei cartoni animati, nei cinema e nei videogiochi come Yume Nikki e Vampire Holmes.
In quest’ultimo, Holmes è un detective privato che vive in prevalenza durante la notte poiché, investiga segretamente sui vampiri che popolano una Londra dell’Ottocento dove avvengono dei delitti misteriosi.
Holmes si definisce un hikikomori e un né-né.
Inoltre, in Internet Addiction Disorder, sono trattati i casi legati all’uso scorretto o meno di internet che hanno sicuramente comportato un notevole cambiamento anche nelle moderne psicopatologie, del metodo e della tecnica psicoterapeutico-psicoanalitica; rivelando nuove frontiere nello studio della mente che dovrà misurarsi con i comportamenti e le patologie ad esse relative.
Conversando con Marco Perri su Internet Addiction Disorder
Evelina Murgia: Marco ci siamo conosciuti il secondo giorno del Corso di Web Developer, e devo dire che non poteva capitarmi compagno di banco migliore. Anche se abbiamo aperto un dibattito in classe sul Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso e il brigante Giuseppe Villella, senza poi trovare un punto di comune accordo.
Poi abbiamo discusso su tanti altri argomenti tra cui questo libro, riuscendo sempre a farmi incuriosire.
Ti definisci, oltre che curioso, anche una persone eclettica, soprattutto per quanto riguarda il rapporto fra l’uomo e le nuove tecnologie.
Qual è il motivo che ti ha portato ad analizzare gli effetti di internet sulla nostra esistenza?
Marco Perri: Il mio rapporto con Internet è sempre stato molto stretto, fin da quando i modem fischiavano e la velocità di connessione non superava i 56Kb, ma l’idea di concentrarmi su questo argomento è nata dopo un percorso di tirocinio nel Centro Ascolto Giovani dell’ASL To2, dove parlando con i ragazzi di scuole medie e superiori, il discorso Internet emergeva spesso e rappresentava una costante nella loro quotidianità.
Così, durante il periodo di redazione della tesi, ho pensato di convogliare insieme la mia esperienza e le impressioni che avevo raccolto fra i ragazzi tentando di far luce sulla questione: si può parlare oggi di Dipendenza da Internet o è solo un mito accademico?
Questa è stata la domanda che ha guidato fin dal principio il mio lavoro di ricerca!
E. M. Mito accademico in che senso?
M. P. La dipendenza da Internet o Internet dipendenza, meglio conosciuta nella letteratura psichiatrica con il nome originale inglese di Internet addiction disorder (IAD) è stata inserita nei manuali medico diagnostici solo nel 2013. Il termine è stato coniato da Ivan Goldberg nel 1995 per scherzo: cioè l’autore voleva ironizzare sul fatto che la comunità psichiatrica ritiene che tutto sia patologico, anche la connessione internet.
Da allora hanno preso vita diversi percorsi che si sono occupati di indagare il rapporto che man mano si stava facendo sempre più stringente, fra l’uomo e il medium internet, riprendendo anche il lavoro svolto da altri studiosi fondatori della rivista “Computers and Human behaviours” nata nel lontano 1985, ma nonostante l’interesse accademico per l’argomento non è stato fatto nulla di concreto se non in tempi recentissimi.
E. M. Mi ha colpito il capitolo sulle ciber – relazioni, in particolare il caso di Sara e di David che a un certo punto, con il computer in casa, David si è praticamente isolato dimenticandosi quasi di avere una famiglia.
M. P. Ad oggi Sara e David sarebbero la coppia tipo. L’idea è che il web rappresenta una valvola di sfogo, tanto quanto un rapporto extraconiugale vero e proprio.
E. M. Forse l’internet è un’arma a doppio taglio (se posso definirlo un’arma), da una parte ti permette di fare tante cose ovunque ci si trovi, dall’altra si rischia di non riuscire più a staccarsi.
M. P. Oggi internet rappresenta, fra le tante cose, anche una scelta di vita precisa.
Infatti dedico un capitolo intero alla cultura degli Hikikomori nel tentativo di rendere un’idea delle forme di cultura che si sviluppano intorno a chi decide di passare la maggior parte della propria vita online.
Spesso la cultura è la rappresentazione della vita, un caleidoscopio attraverso cui osserviamo la realtà per assumerne i significati più profondi.
Marco Perri nasce a Rogliano in provincia di Cosenza nel 1988. Studia Neuropsicologia a Torino dove ha conseguito il titolo di Dott.re in Scienze e Tecniche neuropsicologiche e in Scienze del Corpo e della Mente. Ha collaborato con l’ASL TO2 e l’ASP di Cosenza.