Il secondo capitolo della prima trilogia del Ciclo della Fondazione racconta di due importanti crisi del piano di Hari Seldon. La Fondazione si trova quindi ad affrontare delle difficoltà, ma l’astuzia dei suoi cittadini e la situazione decadente al centro della Galassia faranno comunque in modo che le previsioni psicostoriografiche verranno comunque confermate.
Ultimi sussulti di un impero decadente
Sono passati 150 anni dalla nascita della Fondazione. Passate le prime due crisi del piano Seldon il dominio della Fondazione continua ad allargarsi e a includere sempre più sistemi solari. Al di fuori di questa area di civiltà le cose vanno avanti con molta più difficoltà e le notizie e le conoscenze che riguardano la stessa Fondazione arrivano alle orecchie delle persone esterne piene di storpiature, inesattezze e falsità. Succede così che gli abitanti della Fondazione sono considerati addirittura dei maghi in grado di fare cose impossibili, finendo così per essere molto temuti dai regni loro vicini.
Intanto al centro della Galassia l’Impero continua a esistere. Il suo dominio non è più esteso come una volta, ma su Trantor, il pianeta capitale, le cose vanno avanti più o meno come sempre. Ma l’Imperatore Cleon I conosce a malapena cosa succede nei sistemi più lontani, occupato com’è con i suoi problemi di salute e a difendersi dagli intrighi di corte. A rendere ancora più instabile il delicato equilibrio che lo mantiene al comando è il capace generale Bel Riose, l’unico in grado di essere messo sullo stesso piano dei suoi colleghi del periodo d’oro dell’impero. Ma l’Imperatore sa bene che un personaggio del genere è in grado di mettere in discussione il suo prestigio e pensa bene di mandarlo in periferia.
Ma Bel Riose è in realtà fedele al suo Imperatore e di conseguenza è contento di poter andare nelle regioni barbare e provare a ridare lustro all’Impero. E nelle regioni periferiche viene a conoscenza delle voci sulla Fondazione e capisce che si tratta di un nemico formidabile. Con impegno riesce a mettere insieme una flotta con navi imperiali vecchie e nuove e a sfidare la Fondazione, affrontando il suo destino e la psicostoriografia.
Il Mulo, una scheggia impazzita della psicostoriografia
La psicostoriografia è la scienza che studia la storia in base ai comportamenti sociali dell’umanità ed è in grado di prevedere gli avvenimenti futuri. Non è in grado di stabilire la possibilità di verificarsi un evento particolare o le azioni di una singola persona, ma descrive in termini probabilistici cosa succederà nel complesso. Hari Seldon, primo e massimo esperto di questa scienza, la utilizzò e capì che l’Impero Galattico stava implodendo e che sarebbero seguiti diecimila anni di barbarie prima che un nuovo impero fosse in grado di ridare la pace a tutta l’umanità. Però trovò anche il modo di accorciare il periodo a soli mille anni, ovvero una colonia di scienziati in grado creare un regno tecnologicamente nettamente più avanzato rispetto agli altri. Nacque così la Fondazione.
Passati 80 anni dalla vicenda precedente, si parla da diversi mesi di un singolo uomo in grado di conquistare sistemi solari in brevissimo tempo e con pochissime perdite. Un uomo che in pochi hanno visto, ma che tutti conoscono come il Mulo. In breve tempo arriverà a sfidare la Fondazione e l’intero piano Seldon. E quando un messaggio registrato dallo stesso Hari Seldon, programmato per essere eseguito nel momento in cui erano previste determinate “Crisi”, non ne fa il minimo accenno, le cose sembrano mettersi decisamente male.
Potrà mai un solo uomo modificare il destino dell’umanità? O saranno altre singole persone a impedirglielo?
Il Crollo della Galassia Centrale, pura fantascienza sociologica
Dopo la fantascienza dei mostri e dei viaggi spaziali, venne il momento, negli anni ’60, della fantascienza sociologica. Invece di mettere al centro del racconto una qualche soluzione tecnologica, si cominciò a esplorare quello che sarebbe potuta diventare l’umanità in determinate condizioni. Particolarmente riuscito fu proprio Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov, di cui Il Crollo della Galassia Centrale (chiamato in realtà “Fondazione e Impero” nella versione originale) rappresenta il secondo capitolo e che fu inizialmente pubblicato su Astounding Stories.
Come sempre Asimov propone delle regole e poi cerca il modo di forzarle, di trovare la situazione in cui
queste regole non sembrano valere, solo per poi dimostrare che in realtà tutto continua a funzionare. La psicostoriografia ha proprio questa funzione e il personaggio di Bel Riose, ma soprattutto quello del Mulo, servono proprio a questo, a farci credere che questa volta il piano Seldon finirà con le gambe all’aria. E invece, alla fine, tutto rientrerà nello schema. Più o meno.
Leggere la fantascienza degli anni Cinquanta fa sempre uno strano effetto. Da una parte abbiamo tecnologie che all’epoca si pensavano potersi realizzare in poco tempo e dall’altra degli aspetti della vita di tutti i giorni che nel frattempo sono stati completamente stravolti. Ci sono quindi l’onnipresente energia atomica in grado di risolvere ogni tipo di problema, o i salti nell’iperspazio che annullano le distanze interstellari, e allo stesso computer che comunicano con bigliettini di carta e navi spaziali comandate come vascelli seicenteschi. A volte sembra di ritrovarsi in un’ambientazione quasi steampunk. È la strana sensazione di un futuro ipotetico che è allo stesso tempo sorpassato e lontanissimo.
Il Crollo della Galassia Centrale è assolutamente piacevole e scorrevole, con luoghi e figure descritte in maniera sintetica ed efficace, e con le vicende dei personaggi che si intrecciano meravigliosamente con gli avvenimenti su scala molto più ampia. Il ritmo è sostenuto e ogni pagina invita a leggere quella successiva perché non si sa mai cosa può succedere. Indispensabile nella libreria di ogni appassionato di questo genere letterario.