Roberto La Paglia ha una lunga carriera come giornalista e saggista in cui ha raccontato e analizzato i misteri del mondo che ci circonda.
Pochi mesi fa ha però pubblicato il suo primo romanzo, Il Segreto di Fulcanelli, in cui racconta una storia intrisa di mistero con tanti riferimenti a luoghi e fatti reali.
Ciao Roberto e benvenuto su SelfBooks! Come detto so che sei un autore che si occupa principalmente ti occupi di saggistica, come è facile capire visitando il tuo sito web, ma che in questo caso sei passato alla narrativa, anche se sempre legato alle tematiche del mistero. Si tratta di un progetto a cui pensi da tempo o hai provato a cimentarti in un qualcosa di diverso?
Il Segreto di Fulcanelli è un progetto meditato da tempo, frutto di una sfrenata passione per gli scenari misteriosi e gli enigmi, ma è allo stesso tempo anche una sorta di esperimento letterario teso a coniugare la saggistica con il romanzo. Ritengo il saggio un ottimo mezzo di divulgazione che, purtroppo, presenta dei limiti oggettivi in quanto destinato ad un pubblico di nicchia (tra l’altro sempre in costante diminuzione); la formula del romanzo che, attraverso le varie note a margine e le varie citazioni, può essere letto anche come un saggio, diventa un’occasione per espandere la divulgazione di certe tematiche, rivolgendosi a tutti quei lettori che, per vari motivi, non amano impegnarsi in letture pesanti, spesso redatte usando un linguaggio fin troppo ricercato. Si tratta di un esperimento che potrebbe segnare una interessante svolta, oltre che della dimostrazione di quanto spesso ripeto durante le mie presentazioni: spesso indagando il noto si finisce per svelare l’ignoto. Nel nostro caso, narrando il noto e fantasticando su quanto pensiamo di sapere si finisce per scoprire quello che ci è sempre stato tenuto nascosto.
Sembra interessante. Cosa puoi raccontarci della trama, a cosa andremo incontro leggendo Il Segreto di Fulcanelli?
Il Segreto di Fulcanelli è un thriller/esoterico completamente ambientato in Italia. Il romanzo nasce dall’idea di coniugare il classico romanzo d’evasione alla saggistica misteriosa; proprio per questo tutti i fatti storici e i luoghi descritti corrispondono alla realtà, così come i misteri che li circondano. Da quella che sembra essere una semplice indagine di routine si dipana pian piano una intricata massa, un oscuro scenario all’interno del quale si muovono i due protagonisti, una misteriosa setta che da centinaia d’anni insegue un segreto nascosto e coloro che lo custodiscono. Su tutti questi personaggi si estende l’ombra di qualcuno che non dovrebbe esistere, un uomo sul quale si dibatte ancora in merito alla sua effettiva esistenza. In un susseguirsi di colpi di scena e incredibili rivelazioni, tutto si rivelerà essere diverso da quanto appariva a prima vista e si scatenerà una corsa contro il tempo scandita da quattro enigmi, come quattro sono le fasi alchemiche. Il libro ha un ritmo serrato, che scorre quasi come un film, e che è possibile leggere come un romanzo oppure, seguendo le numerose annotazioni, come un vero e proprio saggio.
Dalla tua biografia è facile capire che il tuo rapporto con i misteri parte da molto lontano nel tempo. Nel corso degli anni hai spaziato dall’ufologia ai misteri d’Italia. C’è stata qualche causa scatenante? O è venuto semplicemente così, in modo spontaneo?
Nel mio caso non c’è stata una causa scatenante, o almeno un evento particolare che mi ha aperto gli occhi sull’incredibile mondo dei misteri; tutto è avvenuto in maniera quasi naturale, quasi si trattasse di un percorso obbligato all’interno di uno scenario che da sempre mi portavo dietro. Dalla poesia sono passato ai racconti, da questi al primo saggio sulla figura del Conte di Cagliostro fino ad arrivare ad oggi con più di venti pubblicazioni, un romanzo e centinaia di articoli. Penso sia stato un cammino naturale, la scoperta che proprio nel noto si nasconde l’ignoto e che il mistero ci vive accanto in ogni momento, nonostante il nostro disperato bisogno di negare questa evidenza. Il mio alternarsi su argomenti a prima vista diversi tra loro, in realtà, riflette una mia costante idea… non esistono i misteri ma esiste il mistero… tutto ciò che noi siamo soliti catalogare è in realtà espressione di una realtà unica, una realtà globale, un immenso puzzle del quale sono sempre in costante ricerca dei pezzi.
Allarghiamo un po’ l’orizzonte di questa chiacchierata parlando un po’ di editoria in generale che negli ultimi anni ha subito una drastica evoluzione con gli e-book che sono sempre più vicini ad un sorpasso delle edizioni cartacee con tutte le conseguenze in tema di distribuzione. Avendo vissuto il tutto che idea ti sei fatto?
Ritengo che il confronto tra e-book e versione cartacea rimarrà in piedi ancora per molto tempo. La questione presenta diversi spunti di riflessione a seconda del punto di vista dell’osservatore, o meglio ancora dell’area geografica dell’osservatore. All’estero, principalmente in USA e Gran Bretagna, il problema diventa molto relativo, le versioni digitali di un libro assolvono ad una loro funzione che è diversa da quelle cartacee e questo permette che entrambe possano tranquillamente coesistere. In questi paesi è assolutamente normale che gli studenti abbiano un tablet a scuola, che facciano lezione con l’ausilio di PC nelle aule, ed in questi contesti l’ebook trova la sua giusta espressione. In quegli stessi paesi è del tutto normale che si legga un libro durante le pause, aspettando il treno o durante gli spostamenti, e in questi contesti le versioni cartacee assolvono alla loro funzione. Tutto questo però cambia in Italia; nel nostro paese si legge poco, l’informatica è spesso una perfetta sconosciuta, a scuola si portano zaini stracolmi di libri e acquistare un ebook su internet (oltre ai prezzi spesso spropositati) diventa quasi avventuroso dovendosi visto che per un semplice acquisto viene richiesta prima la registrazione, quindi tutti i dati personali e a volte perfino il codice fiscale. Ritengo che l’editoria digitale in Italia stia diventando vittima della burocrazia, anche se ancora risulta molto più semplice per un esordiente pubblicare un ebook che non passare anni ad attendere le risposte delle case editrici e nella speranza che queste non chiedano contributi per la pubblicazione. Visione pessimistica, anche se virtualmente ritengo l’ebook abbia tutte le carte in regola per espandersi in maniera molto più capillare.
Rimanendo invece al presente è inevitabile dedicare un pensiero ai social network. Come tutti anche Roberto La Paglia ha la sua pagina su Facebook, nonché un profilo su Google+ e su Twitter. Qual è il tuo rapporto con questi strumenti?
Per quanto riguarda i socialnetwork… li uso molto spesso e non posso certo negare che diano dei risultati; ovviamente bisogna saperli usare, studiarli, conviverci per capirne i meccanismi; non avranno certo il raggio d’azione della pubblicità tradizionale, ma un esordiente, con pochi mezzi e bisognoso più che mai di immagine non può farne a meno.
Ovviamente questo discorso avrebbe bisogno di più ampi spazi poiché si porta dietro una situazione editoriale abbastanza precaria, nella quale gli editori prediligono il nome che porterà vendite sicure e non investono in campagne promozionali per lanciare gli esordienti, nella quale la stessa rete è carente di risorse per pubblicizzare libri (cosa che lascia capire quanto la cultura sia tenuta in considerazione) costringendoti a spendere cifre a volte esorbitanti per quello che potrebbe rivelarsi un salto nel vuoto.
La comunicazione rimane comunque un mezzo assolutamente importante per la buona riuscita di un libro, bisogna munirsi di molta pazienza, grande fantasia, inventiva e tempo, tanto tempo da passare davanti al PC… in ogni caso la costanza premia sempre.
Finisce qui questa intervista a Roberto La Paglia, che ringrazio molto del tempo che mi ha dedicato e che spero di risentire tra qualche tempo, magari in concomitanza con una nuova pubblicazione. A tutti gli altri ricordo la possibilità di contattarmi nell’apposita pagina.
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