L’Amante senza fissa dimora è un romanzo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini pubblicato nel 1986. Quest’incredibile storia si snoda in un viaggio introspettivo che attraversa la città di Venezia dove Mr. Silvera insieme all’antiquaria e all’io narrante, fanno i conti con il loro tempo che fugge.
Nell’affascinante e misteriosa Venezia, s’incontrano in maniera fortuita Mr. Silvera, guida turistica, e la ricca antiquaria romana di cui non ci è dato sapere il nome. Entrambi si trovano a Venezia per lavoro.
Mr. Silvera incarna il fascino misterioso che la città lagunare suscita poiché i suoi modi di fare sono impenetrabili. Questo suo modo di porsi lo rende intrigante agli occhi dell’antiquaria che si presenta a lui attratta dal suo profilo da medaglia e del suo sorriso a filo d’erba.
Divenuti amanti approfittano del tempo a loro disposizione per passeggiare tra portichetti, angoletti oscuri, minuscoli campielli deserti e calli quasi segrete disquisendo anche di arte; ma la sensazione che sente l’antiquaria è di esser portata in un mondo lontanissimo, lontano nel tempo e nella storia.
L’Antiquaria s’invaghisce di Mr. Silvera, favorita in questo dall’atmosfera della città lagunare che abbatte le sue inibizioni. Vive questa situazione con la consapevolezza che il tempo a disposizione è poco e cerca di vivere tutto ciò che fanno in maniera intensa poiché tutto potrebbe finire.
In ogni posto che visitano, l’antiquaria pensa e prova a capire qualcosa di più sull’amante senza fissa dimora che sovente le risponde “ah”, per cui, ogni volta lei s’immagina un Mr. Silvera sempre diverso: ora nei panni di un traditore, un rinnegato, un marrano che sgattaiolava rasente i muri e si nascondeva nell’ombra dei portoni. Oppure, un agente doppio, uno che s’infiltrava nel mondo con un passaporto falso, capace di ogni abiura, ma ecco che ora sono una coppia di ebrei che fuggono per chissà dove perché sono stati cacciati da Venezia.
L’antiquaria inoltre, prova a immaginare come potrebbe essere una vita intera con Mr. Silvera e per questo, cerca di vivere vent’anni in venti minuti che trascorrono nella sua stanza d’albergo come fossero marito e moglie seduti sulle rispettive poltrone in abiti “da casa”, trasandati e sformati con qualche bottone appeso a un filo mentre leggono la cronaca e i necrologi su “Il Gazzettino” locale.
– Ho cercato di far stare vent’anni in venti minuti, volevo vedere noi due come una di quelle vecchie coppie che restano insieme per inerzia, litigando continuamente per futili motivi.
– Ma ci sono anche le coppie che non litigano, dopo vent’anni.
– Peggio ancora, si sopportano. No, io credo che purtroppo il tempo…
In tutto il romanzo aleggia la consapevolezza dell’effimero e quindi della fine che è insita in tutte le cose che riguardano l’essere umano, tuttavia ci si ostina ugualmente a voler concepire con la fantasia come sarebbe vivere senza la minaccia del tempo che trasforma e sovverte tutto quanto.
I tre giorni che Mr. Silvera e l’antiquaria trascorreranno a Venezia sono un momento di libertà sentimentale crepuscolare; bello e struggente poiché fugace.
Perché leggere L’amante senza fissa dimora di Fruttero & Lucentini
Ho visitato Venezia due volte e me ne sono innamorata solo la terza volta, quando l’ho vista ne L’amante senza fissa dimora di Fruttero & Lucentini.
Attraverso questo romanzo si ha la possibilità di visitare Venezia entrando in case fatiscenti dal colore sbiadito e il portoncino di quercia incastrato ai piedi di una facciata alta e stretta, dove vi abita la signora Zuanich insieme alla sua collezione di quadri antichi dal dubbio valore.
Si passa per una via dalle case meste in cui si scorge l’entrata dell’antica fonderia poi divenuta ghetto e che ha dato il nome a tutti i ghetti del mondo, si arriva al chiostro di Santo Stefano, che una volta ospitava gli affreschi del Pordenone, ai palazzi che accolgono il Presidente del Cucchiaio con cene dal menù “storico”: “Pavone rivestito, con ripieno di tordi e contorno di maccaroni alla muratora”. Si cammina per Rialto e il Ponte dei Sospiri, campo S. Geremia e il curioso campo S. Bartolomeo, perennemente gremito di sfaccendati di ogni età; per piazza San Marco e il Lido per poi prendere il vaporetto sino a Chioggia.
La nave filava… finimmo per baciarci, quello che si dice perdutamente, fin dopo San Pietro in Volta. Quando ci staccammo… tutta la laguna sulla nostra destra, fino alle barene più lontane e agli ultimi specchi d’acqua morta, s’era colorata di verde – rame e d’oro, ocra, rosso profondo.
Venezia è la città che posa sul mare e su di esso si riflette come fosse figlia della ninfa Liriope, e nel suo sembrare fluttuante, pare sovvertire le leggi della natura.
E’ la città che riporta le persone al loro stato primordiale, alla loro condizione di bipedi; l’unica capitale dove il suono dei passi non è accompagnato dalla confusione delle macchine e per questo, invita le persone a filosofeggiare su di lei, Venezia, e a parlare dell’essere umano nei suoi bisogni più reconditi per poi farli venire fuori.
L’amante senza fissa dimora è un romanzo filosofico che suggerisce delle riflessioni esistenziali non solo attraverso la figura tormentata e introversa di Mr. Silvera e quella sognatrice e viva dell’antiquaria; la comunicazione con i gesti e gli sguardi del portiere d’albergo Oreste Nava al suo giovane collega Luigi, mettono in risalto le differenze generazionali e il peso del tempo vissuto.
Cose simili non fanno ridere. Cose simili non dovrebbero succedere. Non succedevano con la clientela di una volta. Ma Luigi, benché sia un ragazzo sveglio e volenteroso, non può capirlo. …
Né Luigi né nessun altro sapranno mai quali e quante immagini passino sul suo schermo mentale quando parla di “una volta”. Quel foltissimo, ricchissimo album che è il suo passato non avrà valore per nessuno, sparirà per sempre con lui sulla riviera ligure.
La narrazione è velata dalla suspense del romanzo giallo dove il lettore è posto nelle condizioni di porsi delle domande sulla vicenda. La peculiarità di questa storia sta nel fatto che il racconto attraversa secoli di storia in cui la figura leggendaria dell’Ebreo errante s’intreccia sia con i personaggi di una Venezia dei giorni nostri, sia con il passato dei quadri cinquecenteschi del Giorgione e de Il Pordenone, quindi con la famiglia Fugger, passando per il Vasari, Shakespeare, Goethe, von Chamisso ed Eugène Sue.
Solo a Venezia l’impossibile diventa possibile. Romanzo colto, intelligente, finemente ironico.
Una soluzione narrativa unica per risolvere l’enigma dell’identità dell’amante senza fissa dimora.Ma la soluzione umana non c”è, occorre recuperare dal passato la condanna di una vita destinata a proseguire senza mai trovare il perdono
Incantevole..Scritto bene,elegante ti fa “aleggiare ” nel tempo e nella storia
Una lettura che è un viaggio emozionante e insolito, lo ricordo bene